Un viaggio alla ricerca ed alla scoperta di ciò che mi farà vibrare l’anima; con lo spirito, gli occhi e l’entusiasmo di un bambino. Voglio ricominciare così…. scoprire ciò che è stato già scoperto…..
Visto che Facebook mi chiede anche oggi a cosa sto pensando (per fortuna che c’è lui), ecco, sto pensando che ho un grande rimpianto! Quello di non aver studiato uno strumento. Sono cresciuto tra le note della musica. Ricordo perfettamente che quando ero piccino, fino ai 4 anni, sono cresciuto ascoltando i dischi di Gene Pitney, Neil Sedaka, Paul Anka, Elvis Presley etc. Mio zio aveva un giradischi ed erano la fine degli anni 50. Per poi continuare con la musica dei Beatles e dei Rolling Stones. Ricordo le fatidiche sfide nel programma radiofonico “Bandiera Gialla”. Poi arrivò al liceo e mi sono di tutta la musica degli anni 70 e 80. Sarebbe lungo elencare tutti i gruppi che mi entusiasmavano. Un paio su tutti, direi, i primi Genesis, Frank Zappa, Jethro Tull…. ma qualsiasi elenco sarebbe mancante di molti altri artisti, per esempio gruppi italiani come il Banco, Il Rovescio della Medaglia, i Semiramis, Napoli centrale , Pino Daniele, Ivan Graziani etc etc etc. Ho continuato sempre ad ascoltare musica, a volte anche di generi totalmente diversi senza sapere che fossero gli autori. Dovevano essere vibrazioni che facessero muovere la mia fantasia, i miei sogni, che mi facessero viaggiare! Ricordo ancora che quando ero ragazzo trascorrevo interi pomeriggi in un negozio della RICORDI; aveva delle cabine in cui potevi ascoltare gli album con le cuffie prima di acquistarli. Poi me ne andavo perchè non avevo soldi per acquistarli.
Quando rivedo il film Woodstock ancora mi scendono le lacrime dagli occhi.
Ho sempre avuto vicino qualcosa per ascoltare musica… i primi anni in cui nacquero le “radio private”, rimediai un autoradio che avevo avuto da un amico che se ne voleva disfare e lo facevo funzionare con un alimentatore 12 volt e gli avevo attaccato due casse autocostruite con degli altoparlanti per auto, del legno, della lana di vetro e, a basso volume per non svegliare i miei genitori, nella notte, ascoltavo quelle radio che tramettevano della musica per me speciale. La musica è stata sempre la mia compagna di viaggio.
Ho un fratello che suonava la chitarra, precisamente il basso. Aveva un suo gruppo. Aveva anche una chitarra acustica della EKO. Quando non era in casa la prendevo e cercavo di ricordare la posizione delle dita per provare a suonarla. Ho cominciato a strimpellare in questo modo… il giro del DO fu il primo che imparai. Nelle gite si cantava ed io suonavo le canzoni dei tempi. Quando conobbi Pino Daniele mi innamorai della sua chitarra. Ascoltavo e riascoltavo i suoi giri, cercavo i suoi accordi. Decisi di provare a fare un salto… Mi comprai una IBANEZ FOLK per seguire le sue tracce. Mi iscrissi i una scuola di musica. Un’ esperienza in cui sbattei il muso. Forse per l’impazienza di riuscire a suonare in modo decente, forse quel dannato solfeggio che non riuscivo a digerire. Insomma durò pochi mesi e poi abbandonai pieno di frustrazione. Chiusi la mia IBANEZ in una custodia. Ancora oggi si trova qui… nel mio spazio incontaminato, appoggiata sul divano. Da allora non l’ho più tirata fuori.
Ma ho sempre avuto il desiderio di esprimermi in qualche modo e l’altra mia passione, la fotografia, prese il sopravvento. Anche con la fotografia non sono riuscito ad esprimermi più di tanto. Studiavo, anche se non sono andato oltre il liceo. Volevo lavorare ed essere indipendente per non pesare sulla mia famiglia. I mezzi erano sempre limitati e non ho mai avuto il coraggio di spingermi oltre, di fare il passo più lungo.
Fotografia e musica le mie passioni. Poi sono cresciuto, mi sono sposato, la casa e tante altre cose che mi hanno assorbito e anche la fotografia è stata una compagna altalenante.
Ma torniamo alla musica. Lei sempre presente…. Sono trascorsi gli anni ed è stata sempre con me. Fino a quando un giorno del 2015 mi sono trovato a L’Aquila e sono entrato a contatto con il Jazz. Finalmente ritrovai in quella musica qualcosa che mi trasportasse, qualcosa che mi facesse spaziare nei miei mondi, dandomi quella “libertà” di cui avevo bisogno. Erano anni che ero deluso da quello che sfornava il palcoscenico musicale, almeno di quello che conoscevo io, e lì lo ritrovai.
Quando ero ragazzo, nell’ascoltare i miei gruppi preferiti, sognavo di esibirmi sopra un palco…. Ora ero sotto il palco e scattavo foto.
Ora mi rimane il rimpianto di non essere stato in grado o di non avere avuto la possibilità di studiare uno strumento… chissà quali melodie avrei potuto partorire! Quante cose sono imprigionate dentro di me e non riescono ad uscire!
Ecco perché la musica è vita, è indispensabile per le nostre anime e per me fotografare quelle note che arrivano vibranti nel cuore è un qualcosa che mi manca, che ci manca come l’aria.
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