Cettina Donato

11 Maggio 2020 Gli Umani, Interviste

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Quella sera, alla Casa Internazionale delle Donne, si svolgeva uno dei concerti che si tenevano per la rassegna Diva’S Jazz ed a suonare c’era Cettina Donato, accompagnata da Lucrezio de Seta alla batteria e Giuseppe Bassi al Contrabasso. Era agosto del 2017.

Fotografi Jazz

In realtà, non conoscevo nessuno di loro… Ero da poco che frequentavo l’ambiente del Jazz. Entrato nel cortile sentì il suono del piano…. rimasi subito colpito. Ancor di più quando vidi il palco dove stavano effettuando il sound-check. Cettina non poteva passare inosservata… e quel suono! Persistency – the New York Project è Il suo disco che presentava quella sera. Fotografi Jazz

Dopo il concerto, ci ritrovammo tutti seduti ai tavolini del cortile… ricordo con infinito piacere quelle serate…. 

Questo, purtroppo, è stato l’unico concerto di Cettina Donato che ebbi il piacere di ascoltare e fotografare. CI siamo incontrati altre volte…. ultimamente a Roma, al Brancaccino, dove nello spettacolo “IL MIO NOME é CAINO, con Ninni Bruschetta, accompagnava la recitazione con il piano! Insomma, per farla breve, apprezzo moltissimo Cettina come Persona, come Artista e come Donna… 

In questi giorni ci siamo incontrati virtualmente e ci siamo fatti una chiacchierata. Ero curioso di conoscerla meglio e da questa è nata l’idea di scrivere queste righe…. una sorta di auto-intervista. 

Cosa rappresenta per te la Musica?
La Musica mi accompagna sin dall’infanzia. Cominciai all’età di 6 anni, per puro caso, per gioco, chissà,  a  “suonare” gli oggetti più disparati per riprodurre dei suoni. Credo che da bambina mi incuriosisse la possibilità da parte di un essere umano di riuscire a far scaturire della Musica dai movimenti del proprio corpo e dalla sollecitazione di un oggetto. I miei genitori non sono musicisti e in casa non avevamo uno strumento musicale. Mia madre, tuttavia, aveva una grande passione per la Musica: da ragazzina studiava organo ed aveva una voce bellissima, acuta e limpida. Riusciva ad emettere dei bellissimi suoni acuti senza alcuno sforzo. Anche mio padre ha una bella voce: canta quando è sovrappensiero, sottovoce, e mi piace molto ascoltarlo. Penso, quindi, di essere entrata in contatto con la musica quasi per caso, per gioco. Poi i miei genitori notarono delle potenzialità musicali in me e decisero di farmi prendere lezioni di pianoforte classico. Da lì è cominciato il mio rapporto più intimo e consapevole con la Musica: da una parte la parte istintiva e naturale di me che aveva facilità a leggere la partitura e dall’altra lo scoprire del “codice” o delle “regole” o chiamiamole “convenzioni” che regolano il sistema musicale accettato e condiviso da tutti. Col passare degli anni, ho maturato un comportamento nei confronti della Musica che si è evoluto ed è diventato più intimo: come se la Musica fosse concretamente tangibile dalla riproduzione dei suoni. La Musica è come l’Amore: non li vedi con gli occhi ma li senti con il cuore. E questo ha un significato molto più potente del semplice “toccare per credere”. Quando suoniamo o componiamo plasmiamo una forma cosi’ come uno scultore o un pittore da vita ad una statua o ad un quadro. Inoltre, quando componiamo o suoniamo e diamo forma alla Musica,  comunichiamo al nostro interlocutore un pensiero, un messaggio. Secondo me la Musica è una comunicazione più potente, più efficace delle parole stesse. Le parole sono comunicazione tra almeno due interlocutori e richiedono una risposta anch’essa fatta di parole. La musica invece parla all’anima ed è corrisposta emotivamente e coi sentimenti. 
Sinceramente, non mi sono mai presa sul serio. L’autoironia è un tratto del mio carattere visibile a tutti, tuttavia, considero la Musica una cosa sacra che va preservata e tutelata. Non mi piace suonare il pianoforte “a richiesta”: e’ come chiedere di baciare la persona che ami davanti a tutti. Per me è un rapporto riservato, intimo e unico. Non credo sia indispensabile ogni qualvolta si “incontri” un pianoforte suonarlo a tutti i costi. Suonarci cosa? Qualsiasi composizione proviene dall’animo di un compositore ed eseguirla necessiterebbe il giusto contesto e la giusta predisposizione per quelli che la ascoltano e per il musicista stesso. Inoltre la Musica racconta soltanto la Verità. Non esiste la menzogna perché ogni volta che suoni racconti soltanto ed unicamente la verità. Inoltre, uno degli aspetti più profondi della Musica e’ che stai donando qualcosa agli altri. Non sai se quel qualcosa piacerà agli altri ma intanto tu lo stai donando agli altri. 
 
Fotografi Jazz
 
Che impatto hanno avuto gli anni passati al Berklee College of Music di Boston?   
Sicuramente un impatto più che positivo. La mia vita è cambiata sotto tutti i punti di vista: professionalmente e dal punto di vista personale. C’è voluto molto coraggio per lasciare un ottimo lavoro che già avevo, una famiglia con genitori malati cronici e un fratello autistico e dopo pochi mesi essere convolata a nozze. E non conoscevo neanche la lingua inglese! Ma adesso, dopo diversi anni da quella mia prima partenza verso gli Stati Uniti, sia io che la mia famiglia possiamo affermare che è stata la cosa più giusta da fare. Non ho nulla da recriminare nei confronti della vita che facevo prima di lasciare l’Italia, guadagnavo bene, ero felicissima. Ma avevamo capito che si era presentata un’occasione molto importante e che avrei potuto fare ancora di più e meglio. Gli studi in Italia sono stati fondamentali perché mi hanno date delle basi solidissime che mi hanno permesso di laurearmi in due anni anziché in quattro, come previsto, così ho potuto cominciare a lavorare negli Stati Uniti e a ricevere un visto di Artista che mi permetteva di poter lavorare in maniera regolare e legalmente. E’ bellissima la sensazione che provi nel poter avere un lavoro senza alcuna raccomandazione, in un Paese in cui nessuno ti conosce, in un Paese in cui sei premiato per il tuo valore e non per il tuo nome o per le tue conoscenze. Ho creato la mia orchestra, ho lavorato per il balletto di Boston, ho insegnato al Berklee come Tutor insegnando le materie di composizione, armonia, ear training a studenti che provenivano da tutte le parti del mondo. Ho conosciuto persone straordinarie, artisti di fama mondiale, persone che condividevano con me la concezione che la Musica è un mestiere come tutti gli altri. In America se hai una laurea ad Harvard o una laurea al Berklee College è la stessa cosa. Ogni professione ha pari dignità di un’altra. L’importante è aver studiato con disciplina, coerenza e dedizione. In Italia a volte neanche gli stessi parenti hanno contezza di cosa significhi studiare musica o una disciplina artistica. Tre quarti della mia famiglia non è mai venuta a un mio concerto. Scoprono cosa fai dai giornali. Ho proseguito sulla mia strada. Ho rifiutato un contratto a tempo indeterminato in Italia perché ho pensato che tutto quello che avevo fatto all’estero sarebbe stato vano e non avrei più potuto continuare a farlo con un lavoro a tempo indeterminato che mi costringe per forza di cose a rimanere per lungo tempo nello stesso posto. Non mi sono fatta scappare un’occasione così importante nonostante la vita andasse a gonfie vele. Adesso, quando mi volto indietro e guardo il passato “remoto” sorrido, forse un po’ mi manca la vecchia vita nella propria “comfort zone” ma sicuramente è stata la cosa più importante da fare. Così proseguo per la mia strada. Non ho un lavoro a tempo indeterminato ma sono molto più felice cosi’ continuando a fare ciò che mi piace e che mi sta dando tante soddisfazioni.
 
Fotografi Jazz
 
Quali difficoltà hai vissuto nell’adolescenza, mentre ti dedicavi alla formazione pianistica?     
Studiavo pianoforte e composizione e prima di ritrovarmi con i miei amici dovevo studiare un determinato numero di ore. Poi c’era la scuola e i compiti andavano fatti. A sedici anni avevo già un diploma di scuola superiore così ho potuto completamente dedicarmi allo studio del pianoforte e della composizione. E dopo il Diploma di strumento mi sono iscritta all’Università e ho preso una laurea in Psicologia Sociale. Raramente mi sono potuta permettere di partire per qualche giorno perché il mio maestro mi proibiva di allontanarmi dallo studio per lungo tempo. Ad ogni modo, adesso da adulta, penso che quelle piccole rinunce non sono state vane. 
 
Fotografi Jazz
 
Musica classica e jazz: quali sono i tuoi due compositori di riferimento? C’è un legame tra loro?  
Posso dire di essere innamorata in maniera viscerale di Gershwin e Chopin? E anche di Rachmaninov? E poi c’é Mingus, Duke Ellington, Monk, Herbie Hancock, Debussy, Ravel. Impossibile scegliere tra tanti amori. Sicuramente però sono molto molto vicina a Gershwin. Non so spiegare perché, forse perché lo amava tanto mia madre che mi parlava tanto di lui e delle sue songs, dei film musicati da lui e della sua storia di grande successo ma anche tanto triste. 
 
Fotografi Jazz
 
Cosa ne pensi del nuovo assetto dei Conservatori?
I Conservatori non sono più quelli di una volta, é inutile negarlo. Chi come me ha studiato dieci anni prima di diplomarsi in strumento sa benissimo di cosa sto parlando. Adesso i piani di studio si sono dimezzati e, per esempio, per una materia di prassi esecutiva hai 30 ore frontali con il tuo insegnante. Ai miei tempi, da Novembre a Ottobre, a parte per l’interruzione didattica a causa degli esami, ogni settimana incontravi il tuo maestro per fare lezione. Cosi’, adesso, non c’e’ molto tempo per “leggere” la vastissima letteratura pianistica ma forse a malapena si riesce a leggere il programma da portare agli esami. Inoltre, con l’apertura dei piani di studio ai corsi di Jazz e di Pop, corsi in cui accedono studenti non più in eta’ scolare e quindi non c’é più il tempo di impostare una tecnica e fare uno studio graduale, e con la successiva riforma a costo zero (il che significa che lo Stato ha fatto si’ la riforma ma non da’ un soldo ai Conservatori lasciando così i Conservatori abbandonati a se stessi ammettendo praticamente tutti ma proprio tutti per avere i soldi per sostentarsi) accedono a corsi accademici di Primo e Secondo Livello (chiamasi Corsi di Alto Perfezionamento Musicale) studenti che sono magari anche talentuosi ma spesso non hanno idea di quale sia la differenza tra una semibreve e una minima. Cosi’ quelle fatidiche 30 ore, già insufficienti, si “infeltriscono” perché devi accertarti che almeno i tuoi studenti abbiano una infarinatura tecnica e consapevole di cosa stiano facendo. Magari hanno dei debiti da recuperare per poter passare ai livelli successivi ma chi sa di cosa sto parlando sa benissimo cosa vuol dire avere in classe uno studente che ha profondamente maturato le conoscenze teoriche e tecniche piuttosto che una semplice infarinatura di nozioni che tra un mese saranno già dimenticate.  Non é per tutti cosi, sia chiaro, ma mi é successo di avere degli incontri “ravvicinati del terzo tipo” con studenti “bianchi come la neve”. Diversi anni  fa appresi da alcuni dei miei studenti di triennio accademico di un Conservatorio, non se ne vorranno a male, ho insegnato in cosi’ tanti conservatori che nessuno potrà mai scoprire di quale conservatorio stia parlando, che non leggevano la musica. Per lo shock mi venne la febbre!! 
 
Fotografi Jazz
 
Hai un’ altra passione oltre la musica?
Un’altra mia passione è il volo. Infatti quando la situazione si normalizzerà e saremo liberi di muoverci prenderò il brevetto di volo. Mi piace tantissimo cucinare, sono un ottima cuoca (n.d.Max Non poteva essere diversamente da buona Siciliana.). L’Astromia, in particolare, e la scienza mi interessano molto. E poi cos’altro?…. mi piacciono i Disney e, anche se non si direbbe, mi piace poltrire. Ecco questi sono i miei interessi oltre la musica. Dimenticavo… l’attività fisica è molto importante.
 
Fotografi Jazz
 
Qual’è il tuo colore preferito?
Il Rosso è il mio colore preferito, ma in genere tutti i colori eccetto il nero, anche se vesto di nero quando dirigo le orchestre perché è più appropriato. Normalmente, per tutti i giorni, uso abiti con i colori “vivi”…. il rosso , il verde, l’ambra, il giallo…. l’arancione.
 
Qual’è il tuo Fiore preferito.
Le fresie ❤️
 

Ciao Cettina… sei una bella persona! Ti ringrazio per il tempo che mi hai dedicato. Speriamo di avere l’occasione per incontrarci di nuovo, poter prendere un caffè insieme… cose che di questi tempi a causa della situazione difficile che stiamo vivendo per il coronavirus è impossibile fare.

Le fotografie sono state scattate in occasione del concerto tenutosi alla Casa Internazionale delle Donne, per la rassegna jazz “DIVA’S JAZZ”.

Un ringraziamento va anche a Fiorenza Gherardi de Candei per aver favorito questo incontro!

Galleria Fotografica

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